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    Recensione Viaggio al termine del giorno

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    Recensione Viaggio al termine del giorno

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    Chi è Samuele Mollo?

    Recensione viaggio al termine del giorno
    Samuele Mollo

    Samuele Mollo, torinese, giurista per scrupolo e fotografo per amore, attualmente si occupa di comunicazione e social media. Il suo interesse per la scrittura si sviluppa, inevitabilmente, dalla passione per la lettura. Dalle numerose e mutevoli sensazioni, riflessioni, emozioni accumulate grazie a Dostoevskij, Kafka, Hesse, Pavese, D.F. Wallace e molti, molti altri, nasce questo suo primo romanzo.

    Fonte: La Ruota Edizioni

    Qual è la trama del libro Viaggio al termine del giorno?

    Foster è solo. Ama questa condizione ma si odia per questo. La sua esistenza, una banale quotidianità uguale a tantissime altre, si rivelerà un’occasione, non del tutto consapevole, per sondare il Grande Mistero. Pur sopravvivendo in un vortice di abitudini ossessive e assurde dipendenze, Foster sa di conservare un piccolo barlume di volontà grazie al quale proverà a raggiungere la sua personalissima libertà.

    Di cosa parla il libro Viaggio al termine del giorno?

    “Viaggio al termine del giorno” è senza remora un altro libro che m’incoraggia in questo cammino digitale.

    Mission volta anche alla scoperta di testi non “convenzionali” di audaci autori in antitesi con il logoro business letterario soggiogato dal “mercato”.

    Ringrazio “La Ruota Edizioni”, per aver appagato la richiesta di un testo in cui fossero presenti intrigranti flussi di coscienza.

    Indossando i panni di Foster viviamo e “subiamo” le tormentate e prepotenti emozioni di un uomo che del solipsismo ne fa quasi una virtù.

    Durante la lettura, si assume la consapevolezza su quanto possa risultare complessa e affannata la psiche di un uomo apparentemente “comune”.

    In diversi momenti mi sono ritrovato tra le righe. Sono contento quando accade, perchè significa che il testo coinvolge. 

    Ciò che rende la narrazione intrigante è il rapporto singolare di “Foster” con la solitudine.

    Ogni singola azione è accompagnata da introspezioni e flussi di coscienza che mostrano le routine mentali e comportamentali di Foster. Ogni scelta serve a custodire la propria emarginazione sociale, come fosse l’unico obiettivo dell’esistenza stessa. 

    Foster passa al setaccio ogni singolo pensiero e atteggiamento prima di manifestarlo, al fine di “esistere”, ma non di “vivere”.

    Non fa per lui “risiedere” nella realtà. Essa è colma d’ipocrisie e convenzioni sociali alle quali non vuole partecipare, né “appartenere”.

    Un gustoso assaggio: 

    “La vita costava troppa fatica, per cui si accontentava di esistere” […] 

    Come tanti viveva la condanna di chi non era mai riuscito a sopportare il peso della consapevolezza di poter disporre del libero arbitrio, per cui ogni suo residuo sforzo mirava semplicemente a disfarsene e poco importava se, per riuscirvi, doveva sprecare del tempo davanti alla televisione, assecondare piccoli vizi insignificanti, che la sua debolezza trasformava in mostruose astinenze, scivolare come un reietto per vie secondarie, fuggendo dagli esseri umani e rifugiandosi in bettole maleodoranti, spaventosamente simili al suo appartamento.

    Per quanto Foster sia meticoloso e abile nel dissociarsi dal mondo tangibile, nulla può contro il “caso” quando gli manifesta una donna…che lo conduce in un “incubo”, di cui il risveglio…

    Non aggiungo altro. Leggere per scoprire. 

    Il solipsismo è il cuore pulsante del libro. La lettura di “Viaggio al termine del giorno” induce analisi di coscienza e introspezione. Con accezione più pratica, asserisco che la storia di Foster invita a fare i conti con noi stessi.

    Il monito appreso è di valorizzare meglio il “tempo”, in relazione specialmente alle scelte giornaliere.

    La lettura è fluida grazie alla scrittura curata e corretta.

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    Marco Schifilliti

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