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    Recensione La versione di Mitridate

    Recensione La versione di Mitridate

    Recensione La versione di Mitridate

    Chi è Davide Pappalardo?

    Recensione La versione di Mitridate
    Davide Pappalardo

    Davide Papparlo si definisce: “un giovane del 1976. Un impiegato con la passione per la scrittura. Un individuo all’apparenza in pace col mondo. In realtà un essere umano tormentato da dubbi, sempre più a disagio in un mondo affetto dalla peste dell’individualismo e del razzismo e che per questo cerca rifugio nella scrittura“.

    Fonte: lefiammedipompei.it

    Qual è la trama del libro La Versione di Mitridate?

    Tre storie, dense, nere, metropolitane. Tre storie giovani, fresche, cattive. Tre protagonisti, unici, intensi, vivi. “La versione di Mitridate”, il primo racconto che dà il nome alla raccolta, parte dalla scomparsa di una ragazzina di sedici anni. Gli occhi che guardano la vicenda sono quelli della sua migliore amica. Questo sguardo si modificherà, si ridurrà a fessura, in un percorso interiore che mostrerà il cinismo e la cattiveria oggi imperanti. “La migliore amica” è invece un racconto di emarginazione, fatto di bar, bottiglie rotte, puzza e sporcizia. Una storia che ha come protagonista un antieroe, duro e solitario. Un uomo che cerca la verità e che la troverà, pagando un prezzo troppo alto.

    Di cosa parla il libro La versione di Mitridate?

    Una raccolta di ben tre racconti dal titolo “La versione di Mitridate” segna l’ascesa di un promettente e giovane scrittore, Davide Pappalardo, siciliano trapiantato a Bologna.

    “La versione di Mitridate” è il primo racconto di apertura che vede protagonista Dalila, una ragazza che vive in maniera conflittuale la sua adolescenza. Si nega ai suoi genitori e alla sorella, e le pressioni della madre la scombussolano. Si chiude in camera mettendosi il mondo alle spalle, o quasi. Intanto, la sua migliore amica Karin è scomparsa nel nulla, per la quale nutre anche qualche gelosia. Così ne approfitta facendo delle avances al suo fidanzato. Ma in lei prevale sempre una forma di delirio e di rabbia repressa che sfoga prendendo piccole ma continue dosi di arsenico, una vera forma di mitridatismo che porta all’assuefazione degli stessi veleni. Pertanto, il buon Pappalardo con questo racconto che da il nome alla raccolta si è ispirato al Re del Ponto. Una domanda: ma Karin è veramente scomparsa?

    Da una persona arrabbiata ad un’altra, ma davvero? Proprio così, perché il protagonista del secondo racconto, “La migliore amica”, è Vanes Bongiovanni, un tipo rude da diventare un selvaggio, soprattutto con il suo amico Fredo, che si è innamorato della sua migliore amica Paoletta. Così, va alla ricerca disperata di verità e giustizia. Ma c’è solo un piccolo e decisivo particolare: lo squinternato Fredo viene ritrovato morto proprio da Vanes. Toccherà scoprirlo ed arrivare alla tanto desiderata verità.

    Il terzo e ultimo racconto si intitola “Respira a lungo Francesca” e, proprio come recita il titolo, è Francesca la protagonista, una ragazza introversa vittima della routine quotidiana che si divide tra la casa e il lavoro. Per fortuna (o sfortuna?), c’è la sua amica Giulia che cerca di scuoterla e farle conoscere l’ebbrezza del puro divertimento. E per alzare l’asticella, vuole farle conoscere un uomo interessante di nome Giorgio. Ma la vergogna e l’impaccio vincono su Francesca, facendola racchiudere nel suo guscio che si chiama casa, proprio come una tartaruga. Ma un giorno vede la sua “chiamiamola preda” dal nome Giorgio servita dalla sua amica Giulia su un vassoio d’argento, passeggiare con un’altra donna. Così, in Francesca scatta quella molla che la trasforma in conquistatrice di uomini, riuscendo addirittura ad incontrare quell’uomo così bello e interessante e finalmente a farlo suo. Purtroppo, c’è un “ma”!

    Perché la ragazza, dalle lunghe e amorevoli passeggiate, ritorna alla carica e in una serata organizzata con amici appare come un fulmine a ciel sereno, e la rabbia finora tenuta nascosta da Francesca viene fuori e in che modo? Non ve lo racconto.

    Tre storie molto vissute, crude e inquietanti. Pappalardo ci nutre della loro rabbia e cattiveria senza fare sconti a nessuno, così emerge il male e quella sana voglia di sopraffare il prossimo.

    Il secondo racconto, forse, rispecchierà più lo stile dello scrittore. Basti pensare all’ambientazione caratterizzata dai luoghi dove ci si beve e, forse, ci si ubriaca con una bella bottiglia di whisky o liquore, così i bar saranno il teatro e sanciranno, in maniera definitiva, il genere Hard Boiled, sicuramente anche con Pappalardo, giacché i vari Chandler ed Hammett ne sono stati i pionieri. In questo racconto, viene forse servito un piccolo antipasto tanto per gradire, in “Buonasera Signorina” ne arriverà la conferma, affinando le sue grandi doti che gli saranno poi riconosciute.

    L’elemento preponderante in tutti e tre i racconti è la rabbia, che non dà scampo ai protagonisti e ne diventa, come nel primo racconto, un veleno di cui nutrirsi, qualcosa che, in maniera insistente, deve esserci a tutti i costi e che riesce a distinguere il personaggio, il quale risulta così un essere prevedibile agli occhi degli altri. La rabbia può essere repressa, tenuta nascosta, ma prima o poi viene fuori, e in quel caso sembra un vulcano in eruzione.

    Così, l’esordio del capace Pappalardo si preannuncia davvero promettente. Non vi aspetta che leggere questa raccolta come assaggio, davvero niente male, per poi catapultarvi nelle sue prossime letture e potrete scoprire tutto il suo talento! Come diceva Guido Angeli in uno spot pubblicitario per un mobilificio: “Provare per credere”.

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    Dario Brunetti

    Guarda l’autore che parla di questa raccolta di racconti

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