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    Recensione La parrucchiera di Pizzuta

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    Chi è Nino Motta?

    Recensione La parrucchiera di Pizzuta
    Nino Motta

    Nino Motta al suo primo romanzo, è l’alter ego di Paolo Di Stefano, autore di numerosi libri, tra cui Baci da non ripetere (1994), Tutti contenti (2003), Nel cuore che ti cerca (2008), La catastròfa (2011), Giallo d’avola (2013).

     

    Qual è la trama del libro La parrucchiera di Pizzuta?

    Rosa Lentini ha quarant’anni passati da un po’, un matrimonio alle spalle, una figlia e una passione: è una filologa, specializzata su Petrarca, ma la sua carriera universitaria è bloccata da concorsi discutibili. L’estate si avvicina, e Rosa prende una decisione: chiede l’aspettativa e con la madre, donna Evelina, raggiunge la casa di famiglia a Pizzuta, il suo paese, vicino a Siracusa. Mentre lo scirocco soffia inebriante e stordente, prende forma una piccola ossessione: far luce sul misterioso omicidio di Nunziatina Bellofiore, avvenuto il 7 novembre 1956.

    Che cos’è accaduto alla bellissima ventenne che aveva aperto da poco un salone di parrucchiera? A parte un ritaglio ingiallito, negli archivi non c’è quasi nulla. Per l’indagine che condurrà con sua madre, Rosa ha a disposizione la memoria lacunosa dei coetanei di Nunziatina oltre alle armi della filologia: che insegnano proprio a colmare lacune e a seguire la lectio difficilior anche a costo di mettersi nei guai.

    Di cosa parla il libro La parrucchiera di Pizzuta?

    In una Sicilia dove imperversa la calura estiva e uno scirocco a dir poco stordente, Nino Motta (pseudonimo del giornalista Paolo Di Stefano ) concentra la storia in un piccolo paesino come Pizzuta, concentrando il romanzo su una protagonista come Rosa che fa della vanità una sorta di autocompiacimento estenuante rendendosi un personaggio atipico, ma riesce ad essere anche una mente perspicace e arguta mettendo così in mostra le sue abili doti attraverso la sua passione come quello della filologia.

    Questa dottrina si potrebbe rilevare un’arma a doppio taglio perchè nel contesto di un giallo forse andrebbe ad appesantire con qualche tecnicismo di troppo un romanzo che in fin dei conti poi risulta piacevole.

    Quasi azzeccata la scelta dello scrittore di fare della protagonista una filologa-detective, ne giova soprattutto il romanzo che risulta comunque godibile, per una scrittura che si apprezza volentieri magari stando sotto l’ombrellone.

    A mio avviso un romanzo con qualche piccolissima crepa è forse un peccato veniale che si può perdonare perché comunque anche attraverso un giallo, Nino Motta ha la capacità di raccontare una storia forte e di spessore, dove i silenzi fanno rumore e prevale il coraggio di una donna che riesce a ribellarsi con tutto il suo orgoglio e la sua ostinazione in una terra, come quella della Sicilia dove regna la bellezza e lo splendore di quei luoghi con tante piccole case e dove minuscole ombre si nascondono fino a scomparire.

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    Dario Brunetti

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