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    Recensione Dodici rose a Settembre

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    Recensione Dodici rose a Settembre

    Chi è Maurizio De Giovanni?

    Recensione Dodici rose a Settembre
    Maurizio De Giovanni e Marco Schifilliti

    Maurizio De Giovanni è nato nel 1958 a Napoli, dove vive e lavora. Nel 2005 partecipa a un concorso riservato a giallisti emergenti indetto da Porsche Italia presso il Gran Caffè Gambrinus, ideando un racconto ambientato nella Napoli degli anni trenta intitolato I vivi e i morti, che diventa la base di un romanzo edito da Graus Editore nel 2006, Le lacrime del pagliaccio, poi riedito l’anno successivo con il titolo Il senso del dolore: ha così inizio la serie di inchieste del commissario Ricciardi.

     

    Maurizio De Giovanni ha scritto anche per il teatro, adattando Qualcuno volò sul nido del cuculo di Kesey e American Buffalo di Mamet, e realizzando i testi originali di Ingresso indipendente, Mettici la mano e Il silenzio grande. Da quest’ultimo è stato tratto anche l’omonimo film diretto da Alessandro Gassmann.

    Fa parte del gruppo di scrittori che conducono il laboratorio di scrittura con i ragazzi reclusi nell’Istituto Penale Minorile di Nisida. Nel luglio 2020 è stato nominato dal Consiglio regionale della Campania Presidente del Comitato scientifico per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio linguistico napoletano per promuovere iniziative di studio e ricerca sulla lingua napoletana.

    Fonte: Wikipedia

    Qual è la trama del libro Dodici rose a Settembre dello scrittore Maurizio De Giovanni?

    «Mi chiamo Flor, ho undici anni, e sono qui perché penso che mio padre ammazzerà mia madre». Gelsomina Settembre detta Mina, assistente sociale di un consultorio sottofinanziato nei Quartieri Spagnoli di Napoli, è costretta a occuparsi di casi senza giustizia. La affiancano alcuni tipi caratteristici con cui forma un improvvisato, e un po’ buffo, gruppo di intervento in ambienti dominati da regole diverse dall’ordine ufficiale.

    Domenico Gammardella «chiamami Mimmo», bello come Robert Redford, con un fascino del tutto involontario e una buona volontà spesso frustrata; «Rudy» Trapanese, il portiere dello stabile che si sente irresistibile e quando parla sembra rivolgersi con lo sguardo solo alle belle forme di Mina; e, più di lato, il magistrato De Carolis, antipatico presuntuoso ma quello che alla fine prova a conciliare le leggi con la giustizia.

    Vengono trascinati in due corse contro il tempo più o meno parallele. Ma di una sola di esse sono consapevoli. Mentre Mina, a cui non mancano i problemi personali, si dedica a una rischiosa avventura per salvare due vite, un vendicatore, che segue uno schema incomprensibile, stringe intorno a lei una spirale di sangue. La causa è qualcosa di sepolto nel passato remoto.

    Il magistrato De Carolis deve capire tutto prima che arrivi l’ultima delle dodici rose rosse che, un giorno dopo l’altro, uno sconosciuto invia. Mina Settembre e gli altri sono figure che Maurizio de Giovanni ha già messo alla prova in un paio di racconti. In “Dodici rose a Settembre” compaiono per la prima volta in un romanzo.

    Di cosa parla il libro Dodici rose a Settembre dell’autore Maurizio De Giovanni?

    Dopo la serie dedicata al commissario Ricciardi, ormai nel cuore dei lettori come i Bastardi di Pizzofalcone, Maurizio De Giovanni continua a deliziarci con nuovi personaggi.

    Con “I Guardiani” e “Sara”, De Giovanni ha dato voce ai protagonisti in una sorta di favola, muovendosi nell’incanto della sua Napoli, croce e delizia, meraviglia di straordinaria bellezza, sogno e desiderio. Purtroppo, oggi pensare alle favole è difficile, con Napoli, capitale del Sud, messa a dura prova dalle piaghe sociali ben note.

    “Dodici rose a Settembre” è il suo ultimo romanzo con Sellerio e Mina Settembre ne è la protagonista. L’autore l’aveva fatta apparire in un paio di racconti tempo addietro, quasi un antipasto per palati raffinati.

    Gelsomina Settembre, detta Mina, è un’assistente sociale in un consultorio scarsamente finanziato nei Quartieri Spagnoli. Oltre a lei, troviamo Domenico Gammardella, detto Mimmo, il classico Robert Redford dei poveri; poi Rudy Trapanese, portiere di uno stabile, attratto dalle forme sinuose di Mina; e infine il magistrato De Carolis, antipatico ma che alla fine sa muoversi in termini di legge e giustizia.

    Sono personaggi pittoreschi di una città ormai allo stremo e svuotata a causa della criminalità. “Dodici rose a Settembre” è un romanzo giallo e commedia, con De Giovanni che sa stemperare le efferate mosse di un killer che si aggira con una Luger sparando a sangue freddo, dopo aver lasciato una rosa sul luogo del delitto.

    Le persone uccise sembrano non avere legami, ma i protagonisti sono chiamati a riannodare i fili di una vicenda intricata e misteriosa.

    Quando storie come quelle di Ricciardi o i Bastardi di Pizzofacone lasciano un segno, il lettore fatica ad abituarsi a un nuovo personaggio, vuole nuove storie con i protagonisti di sempre. Forse bisogna far passare il giusto tempo, come quando gli amanti di Nesbø dovettero prendere confidenza con Harry Hole.

    Personalmente non amo troppo i paragoni: l’amore per Ricciardi, per me, è stato viscerale, così come per i Bastardi e pian piano anche per Sara. Ma nel nuovo personaggio di Mina, De Giovanni fonde giallo e commedia, convincendo e appassionando di nuovo.

    Alleggerendo le storie e moderando i toni, De Giovanni dipinge magistralmente personaggi “veri” parte di un immaginario collettivo calato nella quotidianità.

    De Giovanni si conferma un grande scrittore nel panorama italiano, c’è di che andare fieri!

    Buona lettura!

    Dario Brunetti

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