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    Recensione Alla fine di un lungo inverno

    Come l'amore mi ha liberata dalla prigione dell'anoressia

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    Recensione Alla fine di un lungo inverno

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    Chi è Emma Woolf?

    Recensione Alla fine di un lungo inverno
    Emma Woolf

    Emma Woolf, Scrittrice, emittente, giornalista, critica e commentatrice per la BBC, Sky News, GB News, Times Radio, ex editorialista del Times e conduttrice televisiva del programma Supersize vs Superskinny di Channel 4. Analisi politica, notizie e attualità.

     

    Qual è la trama del libro Alla fine di un lungo inverno?

    A trentadue anni, dei quali gli ultimi dieci passati a nascondersi dalla verità, Emma Woolf ha finalmente deciso che era tempo di affrontare la sfida più importante della propria vita. Per la prima volta ha ammesso di soffrire di una patologia subdola e feroce: l’anoressia “funzionale”.

    Emma infatti si era costruita con volontà ferrea una carriera di successo e conduceva un’esistenza apparentemente normale, ma era intimamente tormentata da un controllo ossessivo sul cibo, dall’esercizio fisico esasperato e da un rapporto morboso con la fame. Dopo aver finalmente incontrato l’uomo giusto, e desiderando un futuro e un figlio con lui, ha deciso di affrontare i suoi demoni, di smettere di accanirsi sul suo corpo, gettare i vestiti taglia XXS e riscoprire la sua femminilità.

    In sostanza, ha deciso di liberarsi dalla trappola mortale dell’anoressia e di ricominciare a vivere pienamente. Come se non fosse abbastanza, Emma ha preso l’impegno di tenere un diario di questa sua lotta estenuante su una colonna settimanale del Times. Presto la sua rubrica è diventata uno degli appuntamenti più seguiti dai lettori: il numero di email, commenti e messaggi ha superato ogni aspettativa, e le ha dato nuova forza per andare avanti.

    Da questa esperienza è nato “Alla fine di un lungo inverno”. Coraggioso e lucido nella sua sincerità, questo libro è una testimonianza a tratti scioccante, un messaggio di speranza e una emozionante storia d’amore.

    Di cosa parla il libro Alla fine di un lungo inverno?

    Quando lessi il frontespizio e scoprii che Emma Woolf è la pronipote di Virginia, non ebbi tentennamenti e comprai il libro. Il lavoro di Book Therapist prevede di avere sempre più termini di paragone tra i testi, soprattutto biografie, di coloro che sono usciti da un tunnel, sia esso depressione, tossicodipendenza, dipendenza affettiva o altro, al fine di leggere questi volumi in terapia di gruppo e argomentarli.

    Come dicevo, il patrimonio genetico di Woolf non inganna. La scrittura è diretta a tutti ed è diritta verso il problema, con l’eleganza sobria dello stile della famiglia Woolf. Tuttavia, una cosa salta subito all’occhio: il contrasto tra il tema che rievoca magrezza e filiformità e l’animo con cui è scritto, sanguigno, corposo e quasi carnoso.

    Infatti, Emma Woolf combatte l’anoressia ma ama e si lascia amare, ed è questo che la salva. L’amore per se stessa, per la vita, per il suo lavoro e per i suoi cari è l’unico ingrediente che non rifiuta, che reputa digeribile e che non rigetta e vomita. Ma l’amore è solo un filo conduttore e un retrogusto nei capitoli che scorrono veloci.

    Il libro spiega come da universitaria si è ammalata e di come solo chi affronta una malattia simile, un disordine alimentare che può condurre alla morte, vive quotidianamente sensazioni che isolano e ghettizzano a priori.

    Ironicamente, il culto della snellezza e della magrezza, che tanto piace a case di moda e stilisti (“Non si è mai abbastanza ricchi o abbastanza magri”, Coco Chanel), non spiega i microtraumi quotidiani che subiscono adolescenti e donne che poi vengono risucchiate da malattie simili.

    Metà delle attività, giorno dopo giorno, ruotano intorno a momenti conviviali: un girone d’inferno dantesco per gli anoressici. La vita lavorativa è costellata da pranzi e cene tra colleghi, le festività presentano tavolate tra parenti intervallate da sguardi compassionevoli, mentre la mente urla di evitare di toccare la forchetta e il coltello. Emma racconta, incalzando, della fretta che si ha di smaltire quelle calorie-energie ricevute da uno yogurt o un’insalata, con ore di nuoto o palestra, per poi vedere la propria immagine allo specchio ugualmente deludente perché deformata dentro dalla patologia e fuori dall’assenza di polpa. Spiega come il freddo si senta anche in estate a 40 gradi poiché le ossa lo ricevono perennemente, non difese da una muscolatura adeguata… i brividi si fanno sentire, sempre presenti, dentro i centri commerciali con aria condizionata come su una spiaggia rovente.

    Emma scrive di come, un giorno, ha scelto di darsi la priorità, aiutata dalla terapia, dalla famiglia e dal suo quoziente intellettivo che l’ha guidata verso la soluzione. Ha deciso di amarsi, amando il suo corpo tanto quanto la propria anima, e di cedere, lasciarsi guidare e fidarsi di esso. Il suo corpo sa il fatto suo e quindi lo asseconda quando ha bisogno di un piatto di spaghetti o di un dolce succulento. A piccoli passi, Emma ha fatto progressi verso l’uscita dal tunnel, o meglio, a piccoli morsi!

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    Marilena Tocci

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    Guarda anche l’intervista all’autrice

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