Recensione Prigionieri del nostro destino
Chi è Lorenzo Zucchi?
Lorenzo Zucchi: scrittore contemporaneo tra viaggi, memoria storica e narrativa sociale

Nato a Parma nel 1973, Lorenzo Zucchi vive da molti anni a Milano, dove coltiva la sua passione per la scrittura e la comunicazione. Collabora con il portale “Milano Città Stato“ e presta la sua voce come speaker radiofonico per il format “Fizz in the Morning“ e per la web radio “Radio 20158″.
Nel 2020 debutta nel panorama editoriale con la raccolta di racconti di viaggio Quante bandiere hai?, pubblicata da “Edizioni Underground?“: un’opera che esplora luoghi e culture dell’Europa e del Mediterraneo attraverso lo sguardo personale dell’autore.
Il percorso prosegue nel 2021 con “Bandiere per Tutti”, secondo volume della Trilogia delle Bandiere, dedicato ai viaggi nei continenti extraeuropei. La trilogia si conclude nel 2023 con “Giochi senza Bandiere“, una raccolta che intreccia storie di viaggio e frammenti di memoria storica, ambientata in varie regioni europee.
Nel giugno 2023 pubblica con Amazon KDP il romanzo a quattro mani La stagione dei grandi amori, scritto insieme a Gaia Valeria Patierno, in cui affiorano temi legati all’amore, alla giovinezza e alla trasformazione personale.
A settembre dello stesso anno esce “Quel che resta della memoria“, edito da Milano Meravigliosa: un’intensa biografia familiare che ricostruisce la vita del nonno paterno dell’autore, internato militare italiano (IMI) in un campo di lavoro tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale.
Nel giugno 2024 Lorenzo Zucchi torna alla narrativa con il romanzo “I film belli li danno solo di notte“, un’attesissima storia dai toni thriller-horror, ambientata tra le colline dell’Emilia e la città di Dublino, pubblicata ancora da Edizioni Underground?.
Chiude l’anno con “Un’altra volta sabato“ (novembre 2024), edito da Villaggio Maori Edizioni, casa editrice catanese attiva nel campo dei diritti umani. Il romanzo, di forte impatto sociale e con sfumature storiche, si svolge tra la Romania contemporanea e quella degli ultimi mesi del regime di Nicolae Ceaușescu.
Fonte della biografia: lorenzozucchilibri.wordpress.com
Qual è la trama del libro “Prigionieri del nostro destino” dell’autore Lorenzo Zucchi?
Mauro vive una vita ordinaria a Sesto San Giovanni: una famiglia apparentemente unita, un lavoro da tecnico di elettrodomestici, e un’ossessione per i gialli e i social notturni. Quando il lockdown ferma il mondo, Mauro continua a muoversi tra case e cortili, ma la sua mente deraglia. Il confine tra realtà e fantasia si assottiglia, tra desideri repressi e incontri ambigui con tre giovani donne: Emily, Flora e Christelle ― le sue “Tre Grazie”.
Nel silenzio irreale di una città spenta, Mauro perde contatto con tutto, anche con sé stesso. Il ritorno del “cronista dell’invisibile”, con un romanzo nero e psicologico che unisce ironia, malinconia e suspense, per raccontare la solitudine urbana, il desiderio che consuma, e la sottile linea tra ciò che siamo e ciò che potremmo diventare.
Di cosa parla il libro “Prigionieri del nostro destino” dello scrittore Lorenzo Zucchi?
Prigionieri del nostro destino di Lorenzo Zucchi: il romanzo psicologico che esplora il confine tra normalità e follia
Nel panorama della narrativa italiana contemporanea, Lorenzo Zucchi si afferma come uno scrittore psicologico capace di indagare i delicati equilibri tra realtà e desiderio, normalità e follia, sogno e frustrazione. Il suo romanzo Prigionieri del nostro destino, ambientato nella periferia grigia di Sesto San Giovanni durante il periodo sospeso del lockdown del 2020, offre un affresco inquietante e struggente della condizione umana urbana moderna.
Mauro, l’uomo qualunque con un mondo interiore che implode
Mauro è il protagonista perfettamente “normale”: una famiglia, un lavoro da tecnico di elettrodomestici, e una quotidianità scandita dalla routine. La sua vita, priva di eventi traumatici evidenti, diventa il terreno ideale su cui Zucchi costruisce una tensione psicologica crescente. Mauro è l’uomo dietro le mascherine del 2020, la figura comune che abita ogni condominio. Ma dentro di lui si agita un conflitto silenzioso, fatto di desideri repressi, sogni inconfessati, e una frattura crescente tra ciò che è e ciò che vorrebbe essere.
Il lockdown, più che un evento esterno, assume un significato simbolico: isolamento interiore, sospensione dell’identità, disconnessione emotiva. Sebbene Mauro continui a uscire per lavoro, è come se scivolasse lentamente fuori dalla realtà. Le strade deserte, l’ambiente domestico, le comunicazioni via social: tutto contribuisce a creare un’atmosfera rarefatta, dove ogni pensiero può degenerare in delirio.
Emily, Flora e Christelle: le “Tre Grazie” del desiderio
Il cuore simbolico del romanzo ruota intorno all’incontro – o forse alla proiezione mentale – con tre enigmatiche figure femminili: Emily, Flora e Christelle. Ribattezzate da Mauro come le sue “Tre Grazie”, rappresentano rispettivamente la trasgressione, la nostalgia e il desiderio. Il loro rapporto con il protagonista è ambiguo, onirico, al confine tra sogno erotico e minaccia psicologica.
Zucchi costruisce un gioco di specchi dove la realtà si dissolve, richiamando atmosfere alla Patrick Modiano e visioni metropolitane simili a quelle di Don DeLillo. Mauro si perde in una Milano immaginaria, riflesso del proprio subconscio, in un percorso interiore che sfuma nel delirio.
Milano deserta come metafora della mente
Sebbene ambientato a Sesto San Giovanni, il romanzo racconta una Milano fantasma, svuotata dalla pandemia e dalla paura. Il paesaggio urbano, con i suoi cortili silenziosi, ascensori bloccati e vetrine spente, diventa lo specchio della mente del protagonista. Zucchi descrive questo scenario con uno stile asciutto ma evocativo, dove ogni elemento architettonico assume un significato simbolico, come se la città stessa fosse parte del conflitto interiore di Mauro.
Una storia personale che diventa monito collettivo
Prigionieri del nostro destino è molto più di una storia individuale: è una riflessione potente sul compromesso, sulla rinuncia all’identità in nome della stabilità. Mauro non è né un fallito né un eroe: è uno di noi. Ma proprio in questa ordinarietà si nasconde il pericolo. Il rischio che, quando la distanza tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere diventa troppo grande, la follia sottile si insinui nella vita quotidiana.
Zucchi mostra come solitudine, routine, aspettative sociali possano trasformarsi in micce esplosive se non affrontate con consapevolezza. Il romanzo è un avvertimento: ciascuno di noi ha un lato oscuro che può emergere nei momenti di maggiore fragilità.
Ironia tragica e malinconia urbana
Pur affrontando tematiche cupe, Zucchi dosa abilmente l’ironia, inserendola nei dialoghi, nei tic comportamentali di Mauro, nei suoi pensieri notturni sui social. Il risultato è una narrazione tragicomica, in equilibrio tra il dramma e il grottesco, che ricorda il tono di registi come Sorrentino o Nanni Moretti. Questa capacità di alleggerire senza banalizzare rende il romanzo ancora più autentico e coinvolgente.
Uno stile incisivo e una struttura moderna
La prosa di Zucchi è chiara, incisiva, a tratti spietata. I capitoli brevi, quasi episodici, evocano il ritmo di una serie TV, mantenendo alta la tensione narrativa. Non mancano momenti di lirismo, soprattutto nei passaggi più introspettivi. Ma ciò che colpisce è la capacità dell’autore di penetrare nella psiche del protagonista, senza giudizio né pietismo.
Un romanzo attuale e necessario
Prigionieri del nostro destino è un romanzo che parla del nostro tempo. Esplora i meccanismi mentali che ci spingono a cercare vie di fuga interiori, spesso pericolose, quando la realtà esterna diventa insopportabile. Un’opera che non offre risposte, ma domande scomode:
- Quanta distanza c’è tra chi sono e chi vorrei essere?
- Cosa succede se questa distanza diventa troppo grande da colmare?
Con questo libro, Lorenzo Zucchi si conferma una voce originale della letteratura italiana contemporanea, capace di fondere introspezione psicologica, critica sociale e tensione narrativa in un’opera potente, malinconica e disturbante.
Elisa Rubini
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